Fu la villa del Banchiere Agostino Chigi (e da lui fatta edificare), in Via della Lungara, realizzata dall’architetto Baldassarre Peruzzi. Ci vollero tre anni per realizzarla, dal 1508 al 1510 e la sua bellezza giustifica i tempi. Fu affrescata dallo stesso Peruzzi, da Raffaello e dai suoi migliori allievi. Fu detta Farnesina per distinguerla dal Palazzo Farnese, che sorge appena al di là del fiume Tevere. Viene definita “perla senza pari” per il numero di ricchezze e opere contenute nelle sue stanze. Risulta per altro essere, per questa ragione, una vera antologia della pittura cinquecentesca.
Curiosità
Famosi sono i pranzi che il banchiere Chigi era solito offrire. Uno fra tutti fu quello organizzato ed offerto a Papa Leone X, il 30 aprile 1518. Per la sua magificenza ma anche e soprattutto a causa del gran numero di invitati, il Chigi, fece rivestire completamente pavimenti e pareti delle scuderie fino a farle sembrare una sala di grande lusso. Il Papa fu colpito negativamente da tale sfarzo poiché, sentendosi, amico, incolpò l'ospite di troppo riguardo nei suoi confronti. Il Chigi lo portò accanto ad una parete e sollevato il drappo gli mostrò la vera natura della stanza.
Era poi abitudine che al termine dei pasti offerti dal Chigi si buttassero i piatti nel fiume Tevere. In quella particolare occasione, però, si dice che delle reti furono nascoste sotto il pelo dell'acqua per recuperare i piatti e le stoviglie, tutte d'argento. Alla fine comunque sembra mancassero undici piatti.
Raffaello era solito essere "focoso" non solo nei momenti che trascorreva con le donne ma anche al lavoro, tanto che nella volta in cui è affrescata la storia di amore e psiche, fra animale e vegetazione, è possibile notare una melanzana molto allungata che penetra, spaccandolo, un fico maturo.
Leggende
Pare che a posare proprio per la Galatea fu la cortigiana Imperia, amante del banchiere, che Raffaello scelse per la sua incredibile bellezza e per la possibilità di fare lunghe pause quando il padrone della villa non fosse stato nei paraggi.
Mistero
Mentre Raffaello affrescava la Farnesina diede disposizioni rigidissime perché nessuno si potesse avvicinare alle sue opere in lavorazione. Un giorno che Raffaello era lontano, Michelangelo riuscì ad eludere la sorveglianza e ad avvicinarsi agli affreschi. Li ammirò con calma e da vicino e prima di lasciare le stanze prese un carboncino e disegno in una delle lunette una splendida testa di putto poi lasciò i locali della farnesina, sempre senza essere visto. Al suo ritorno Raffaello notò subito il disegno ma piuttosto che farlo rimuovere lo protesse lasciandolo al suo posto.
Ancora oggi è possibile ammirare la testa di putto nella nona lunetta della parete di sinistra della stanza della Galatea. Il dubbio è se sia davvero di Michelangelo o prova dell'affresco di Baldassarre Peruzzi.