Il piccolo arco, che era forse una porta monumentale, si trova al limite tra il Foro Boario il Velabro, in questo luogo si estendeva un tempo, secondo la leggenda, il Velabrum ovvero la palude fluviale dove il pastore Faustolo avrebbe raccolto Romolo e Remo.
L’arco fu fatto costruire nel 204 d.C. degli Argentarii, che erano banchieri e cambiavalute dell’epoca, e dai mercanti di buoi della zona e fu dedicato a Settimio Severo, a sua moglie Giulia Domna e figli Caracalla e Geta.
La leggenda prosegue narrando che un giorno Caracalla, che per diventare imperatore aveva fatto trucidare il fratello Geta, passando per caso da quelle parti finì sotto l’arco che figurava, fra gli altri membri della famiglia, anche il ritratto del fratello ucciso. Fu preso dal rimorso e scoppiò in un pianto inarrestabile. Gli argentari, impauriti e temendo per essi, fecero rimuovere l’altorilievo e il nome del fratello di Caracalla, Geta, dall’iscrizione. A guardarla oggi, in effetti, vi risultano effettivamente alcune cancellature e sono visibili gli spazi vuoti delle figure scalpellate.