Se lo vide nascere sotto gli occhi, come se fosse stato una specie di premio inaspettato alla carriera. Una vita spesa ad essere fedele testimone della vita di Roma. Alfredo De Giorgio ha seguito instancabilmente la cronaca della città fotografando i suoi momenti più salienti.
Un nome noto ormai solo a chi tenacemente tiene alla storia della città con tutte le sue citazioni e tutti i nomi che l’hanno portata, con la parola scritta, con la fotografia o con qualunque altro mezzo di comunicazione, ai nostri giorni.
In questa foto Albero scatta guardando a Via del Corso dalle impalcature del monumento a Vittorio Emanuele II in costruzione, nel 1910.
Vogliamo sicuramente sottolineare la pericolosità che non può essere ignorata in considerazione ai tempi in cui fatti sono avvenuti, della scalata all’impalcatura che permette agli operai di imbastire i lavori per la costruzione del monumento che diverrà a breve patrimonio della città di Roma e della sua storia.
Alfredo ne seguì ogni singola tappa fino all’inaugurazione, la città affidò alle sue lastre l’eredità di questa nascita unica al mondo.
La foto fissa nello scatto il mese di settembre del 1910.
Il monumento
La prima pietra fu posta a terra nel 1885.
Primo Acciaresi fu biografo dell’opera e dell’architetto autore del disegno originale. Scrisse, proprio nel 1885, che l’architetto si mise subito all’opera con ardore.
Lo spazio che si dovette creare per dar modo all’imponente struttura di sorgere abbattè molti monumenti religiosi, chiese, conventi e perfino parte del colle Palatino, che nessuno per millenni si era mai sognato di poter toccare.
Il monumento fu inaugurato il 4 giugno del 1911.
Il monumento, dedicato a Vittorio Emanuele II, ospitò poi la salma del milite ignoto e divenne quindi anche Altare della Patria.
Carlo Levi lo definì con le parole “offensiva mole bianca”. Enorme blocco di naftalina che non ha salvato Roma e l’Italia dai tarli.
Curiosità
Le statue che troneggiano sul porticato, o colonnato, rappresentano le regioni d’Italia.
Il colossale cavallo del monumento equestre è tale da aver potuto ospitare nel suo ventre un pranzo di 26 commensali.